Lezione di biodinamica in cantina. Tema: la gestione sostenibile del vigneto, adattando la viticoltura al cambiamento climatico. Un corso regionale (Psr) promosso da Cia Consulenze Piemonte. Aula didattica: il tempio vinicolo della Marchisio Family, dominato dalle anfore di ceramica. Testimonial, per l’occasione: Fabio Marchisio (vigna) e suo padre, Sergio (vinificazione e affinamento). Corsisti: tanti giovani, entusiasti winemaker. Come Enrico Rubatto di Chieri, Roberta Bruno di Strevi (Agricola Ivaldi), l’azienda Daidellerba di Pinerolo e Fiorella Cardon di Prarostino, insieme a Stefano Rossotto di Chieri. Tra i partecipanti anche Cucina Vignaiola di Villarbasse e il valsusino Giuliano Bosio, di Almese.
In primo piano, argomenti di stringente attualità. Ovvero: che cosa sta succedendo al nostro clima? E quindi: quali strategie si possono adottare, in ambito agronomico? «I docenti che hanno accompagnato la classe nell’approfondimento di queste tematiche – spiega Kezia Barbuio, della Confederazione Italiana Agricoltori – sono stati il climatologo Nicola Loglisci di Arpa Piemonte e l’agronomo Massimo Pinna, specializzato nel biologico nonché consulente della Marchisio Family. Entrambi i tecnici sono impegnati in una ricerca triennale sul tema, realizzata da Cia delle Alpi con il contributo della Camera di Commercio di Torino».
Primavere precoci, estati prolungate molto calde e siccitose. Questa la tendenza degli ultimi anni, ancorché smentita – per ora – dal primo semestre 2023, decisamente fresco. «In effetti – ammette Sergio Marchisio – il calendario della fioritura del vigneto ci riporta a dieci anni fa: prima cioè che cominciasse il periodo torrido». In ogni caso, le anomalie climatiche hanno coinvolto molto duramente i viticoltori. Fra gli spunti del corso condotto da Loglisci e Pinna: i mutamenti in atto e gli scenari futuri negli areali viticoli. L’arrivo di nuovi fitofagi, specie esotiche legate al “climate change”. Parassiti da contenere con metodi sostenibili.
«La variazione climatica – spiega Pinna – influenza lo sviluppo delle malattie crittogamiche della vite. Occorre riconoscere i nuovi stress “abiotici” e sperimentare nuove tecnologie per il monitoraggio del vigneto». Istruzioni precise: le migliori tecniche per ridurre l’impatto ambientale. Quindi: nutrizione, gestione del suolo, inerbimento, scelta del portainnesto, sesto impianto e orientamento dei nuovi filari. E poi: forma di allevamento, gestione della potatura, metodi di distribuzione dei fitofarmaci, epoche di vendemmia. Tutto questo, per fronteggiare le avversità climatiche.
«Fondamentale anche il ricorso a tecniche di gestione del vigneto attraverso l’uso di macchine di nuova generazione, sostenibili: sempre per adattarsi meglio alle mutate condizioni ambientali». Se a presentare i macchinari “green” ha provveduto Fabio Marchisio, al resto – lavorazioni in cantina – ha pensato il fondatore dell’azienda, Sergio Marchisio, pioniere del biologico del Roero. La premessa è il tocco magico dell’impostazione biodinamica: incrementa ulteriormente la fertilità del suolo e dunque la resistenza delle viti, anche di fronte alle difficoltà climatiche.
«La famiglia Marchisio – dice Pinna – rappresenta sicuramente un modello di eccellenza, per chi volesse adottare la viticoltura ecologica». Ne sono convinti anche gli “allievi”, che lo scorso 18 maggio hanno vissuto una vera full immersion tra i segreti del mondo biodinamico. Strumento principe, steineriano: l’ancestrale concimazione “energetica” garantita dal corno-letame. E ovviamente: niente chimica, lieviti autoctoni, vinificazioni in anfora. «Una bellissima giornata di studio – dicono i corsisti, tutti giovani – che si è conclusa in bellezza, tra un brindisi e l’altro, nella nuovissima winery di Castellinaldo immersa del verde, tra i filari di Arneis».