«Pratichiamo da sempre il sovescio in vigna. E’ davvero prezioso per aumentare la fertilità del suolo». Se poi i vigneti sono quelli della Marchisio Family, allora è ancora più bello. Perché a maggio si assiste all’esplosione delle fioriture, dal giallo della senape al rosso dei papaveri. In mezzo ai filari di Castellinaldo, appena “rinati” e di un bel verde tenero, le colture dell’interfilare si rincorrono a perdita d’occhio. Sono graminacee e brassicacee: sono state seminate a novembre, dopo la vendemmia, per rinvigorire i terreni dominati dalla vite. «Ora – spiega Sergio Marchisio – le specie da sovescio saranno tagliate, ma resteranno sul terreno. Anzi: un apposito rullo spingerà la “concimazione verde” nel terreno, a qualche centimetro di profondità, in modo che continui ad arricchirlo».
Nei vigneti spiccano il trifoglio alessandrino e la veccia comune, insieme al pisello proteico, alla segale, al triticale, alle spighe di orzo e al rafano, al papavero e ai cespi di senape. Ogni specie ha la sua precisa funzione, sottolinea Sergio: «Per esempio, le brassicacee (trifoglio, veccia e senape) hanno radici fittonanti. Una volta tagliate poi marciscono, lasciando dei vuoti che rendono il terreno più morbido. Le altre specie invece sono graminacee, e al suolo regalano un grande apporto di sostanza organica: serve a “restituire” tutto quello che i filari avevano “preso”, durante la stagione della vite». Fondamentali, le semine autunnali e invernali, per rinvigorire l’intero sistema ecologico del vino targato Marchisio. «Ogni anno, poi, proviamo associazioni sempre diverse, con essenze nuove. Ovviamente ci piacciono molto i fiori, che attirano gli insetti e contribuiscono a migliorare ulteriormente l’ecosistema del nostro vigneto biologico».
Tutti i manuali ricordano che la pratica del sovescio – interrare piante verdi, appena tagliate – risponde a svariate funzioni. Certo, incrementa la materia organica presente nel terreno, arricchendolo in particolare di elementi azotati. Ma non solo: il sovescio, infatti, ha anche la funzione di stabilizzare il suolo e proteggerlo dei fenomeni erosivi. Nel caso della Marchisio Family, poi, la parola d’ordine è “green”. La marcia in più si chiama Rudolf Steiner: viticoltura biodinamica. Quella che meglio di ogni altra sa rivitalizzare i terreni, rendendoli sempre più fertili: e questo, poi, lo si sente nei profumi dei vini. Discorsi che portano lontano, a contatto diretto con il cielo, con un sentimento che sconfina nella poesia. Come quella che vibra nei versi del grande mistico persiano Rūmī: “Ero neve, tu mi hai fatto sciogliere. Il suolo mi ha assorbito. Nebbia dello spirito, ritorno verso il sole”. La magia del risveglio, tra vigneti tappezzati di fiori.