Un vaccino biologico contro la flavescenza: avviato il test nei vigneti della Marchisio Family con il professor Maffei (Università di Torino)

Un vaccino contro la flavescenza dorata? E’ l’ipotesi a cui sta lavorando Sergio Marchisio, pioniere della viticoltura biodinamica nel Roero. L’idea è rivoluzionaria: ottenere un quantitativo di “veleno” depotenziato, in grado di immunizzare le piante sane. Il progetto è coordinato dal professor Massimo Maffei dell’Università di Torino, ordinario di fisiologia vegetale, Dipartimento di scienze della vita e biologia dei sistemi. Già direttore del Dipartimento di biologia vegetale e microbica, Maffei è stato anche ricercatore negli Usa alla Washington State University. L’idea? Un esperimento di straordinario interesse scientifico, sulla carta, per trovare una soluzione definitiva al flagello della flavescenza, la temutissima fitoplasmosi che colpisce la vite attraverso il suo minuscolo vettore, lo Scafoideo Titanus, detto anche “cicalina della flavescenza dorata”. «Da parte nostra – dice Sergio Marchisio – abbiamo messo a disposizione un filare isolato, riservato a questo test: la speranza è che possa scaturire un risultato incoraggiante per tutta la viticoltura italiana, che è duramente colpita dal pericolo della flavescenza».

Com’è noto, la flavescenza dorata è una fitoplasmosi appartenente al gruppo dei “giallumi della vite”. Colpisce foglie, tralci e grappoli di vitigni a bacca bianca: il fitoplasma, un parassita delle piante, altera il flusso della linfa. Risultato: le foglie avvizziscono, i tralci rimangono erbacei e i grappoli si disseccano, facendo appassire gli acini. In Italia, da ormai vent’anni, la lotta alla flavescenza prevede trattamenti obbligatori. Una volta accertata la presenza della malattia, le piante infette vanno eliminate. In agricoltura biologica, la lotta allo Scafoideo è affidata a principi attivi come il piretro. Nel Roero, la flavescenza resta una minaccia che proviene soprattutto dal vicino Monferrato. Nel caso della Marchisio Family, poi, le viti sono particolarmente robuste: la strategia biologica, unita alla pratica biodinamica di Rudolf Steiner, assicura un eccezionale stato di salute delle piante, che imparano presto a difendersi da sole dagli attacchi di funghi e parassiti. La flavescenza resta però un’incognita, che spaventa molti viticoltori: come difendersi, senza ricorrere alla chimica?

«Da qui parte il nostro tentativo», spiega Sergio Marchisio, che nel mondo del vino ha fatto della sperimentazione la sua ragione di vita: il primo a spumantizzare l’Arneis, il primo a vinificare il Nebbiolo in anfora, il primo a produrre (nel Roero) anche il Pinot Nero in anfore di ceramica. «Con il professor Maffei – spiega Sergio – abbiamo avviato il test nel 2019. Ora siamo al secondo anno di prove: si tratta di imparare a dosare i trattamenti, e prima di tutto a osservare con la massima attenzione i primi risultati sulle piante». Da quelle infette viene infatti estratto l’ipotetico “vaccino”: se funzionasse, trasmettendo alle viti sane le informazioni necessarie a respingere l’attacco del fitoplasma, forse si raggiungerebbe un punto di svolta senza precedenti, nella storia della lotta biologica contro la flavescenza. «E’ presto per cantare vittoria», precisa Sergio: «Ma, se avremo risultati positivi, il professor Maffei sarà il primo a divulgarli, innanzitutto in sede scientifica».

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