«Si sta avvicinando una vendemmia che si annuncia spettacolare, grazie a una stagione particolarmente felice: tanto sole, e un po’ di pioggia al momento giusto». Sergio Marchisio già pregusta il raccolto 2020: sarà un anno da ricordare, per fortuna, non soltanto a causa del coronavirus. Ma il merito, nel caso della Marchisio Family, non è solo del meteo: «Oltre dieci anni di viticoltura biodinamica ormai stanno dando i risultati che aspettavamo: di anno in anno cresce la fertilità del suolo, e questo ovviamente si ripercuote in modo positivo anche sul vino, che si arricchisce di profumi sorprendenti». Certificata biologica, l’azienda è infatti impegnata in una vera e propria scommessa: aumentare la qualità del vino partendo innanzitutto dalla salute naturale delle viti. Decisivi, in questa missione, sono il “corno letame” e la concimazione speciale che si ottiene utilizzando l’humus prodotto con il “cumulo biodinamico”. Materiali organici preziosi, che – insieme ai sovesci invernali – contribuiscono a rendere il terreno sempre più ricco di sostanze vitali.
Ormai, l’efficacia della biodinamica fondata da Rudolf Steiner è confermata anche da importanti ricerche scientifiche: studi pubblicati a livello internazionale, come quelli di Matteo Giannatasio, dimostrano che il “preparato 500” (cioè il “corno letame”) dispone di specifiche attività enzimatiche. A “nutrire” i filari è una ricca popolazione di batteri benigni, che promuovono una crescita armonica ed equilibrata delle piante, favorendo la formazione di tutte quelle sostanze necessarie alla vite per potersi mantenere sana e vitale. Uno dei segreti sta nel letame bovino raccolto in autunno, quando il pascolo è ricco di determinate erbe. Insieme al compost vegetale, il “preparato 500” conduce la fermentazione dell’humus in una direzione ben precisa, che impedisce la perdita di sostanza organica, «arrestando l’acidificazione iniziale della fermentazione e rettificando questa con la formazione di un humus neutro, ricco di sostanze fondamentali». Il concime così preparato, dicono gli scienziati, in breve tempo “comunica” al terreno quella «fertilizzazione integrale» che la scienza agronomica considera ideale.
«L’incontro con la filosofia di Steiner ha letteralmente cambiato la mia vita», ammette Sergio Marchisio, che si è appassionato alla “alchimia naturale” al punto da condurre coraggiosi esperimenti, come quelli che l’hanno portato ad essere il primo produttore a vinificare anche il Nebbiolo nelle anfore di ceramica, per accompagnare in modo ancora più “soft” l’evoluzione del vino. A monte, c’è un atto di fiducia che è anche un impegno sociale ed ecologico: trasformare il lavoro agricolo in una battaglia per la salvaguardia della terra, restituendo al suolo la sua fertilità naturale. Fondamentale, in questo, la lezione della biodionamica: «Significa accordare il nostro operato con quello della natura, senza usare la chimica, mettendo il terreno nelle condizioni ottimali per produrre il vino migliore». Se poi anche la stagione viene in aiuto – come nel caso del 2020 – ecco che tanto ottimismo è più che giustificato: «Vedrete: tra pochi giorni il raccolto sarà davvero memorabile, e ci regalerà vini biodionamici letteralmente strepitosi».