«L’avevamo già previsto, e adesso possiamo confermarlo: sarà veramente speciale, il nostro Arneis 2020». Sergio Marchisio festeggia così l’ottima vendemmia della Marchisio Family, relativa al bianco d’eccellenza del Roero. Un raccolto generoso, più abbondante di quello dell’anno scorso. «I grappoli sono perfetti, sodi, e con una resa ottimale grappolo-mosto». A proposito: «Il mosto appena ottenuto dalla spremitura si presenta giallo-verdolino: tonalità di colore che ne annuncia la grande freschezza». Ed è proprio questo l’obiettivo per il quale si è lavorato, scegliendo con cura il momento giusto per procedere alla raccolta: «Vogliamo ottenere un Arneis nel quale a vincere sia, appunto, la freschezza, quindi con una gradazione alcolica contenuta (non oltre i 12,5-13°), in modo da rendere l’Arneis ancora più bevibile».
Il Roero Arneis della Marchisio Family si fa notare per la spiccata personalità, l’accentuata mineralità e l’ampiezza esplosiva dei profumi: merito della conduzione naturale dell’azienda (certificata biologica) e della fedeltà alla filosofia biodinamica di Rudolf Steiner. Una strategia che mira, anno dopo anno, a restituire ricchezza al vino grazie al recupero della fertilità del suolo. Si può arrivare a raggiungere il massimo risultato – cioè a far esprimere il vitigno in tutto il suo potenziale – in annate come questo storico 2020, che sarà ricordato per la primavera più silenziosa di sempre, a causa del lockdown imposto dal coronavirus. «Ma attenzione: il clima è stato straordinariamente propizio», ricorda Sergio Marchisio: «Abbiamo vissuto una primavera eccezionale e poi un’estate meravigliosa: salvo qualche giornata torrida, con punte sopra i 30 gradi, la temperatura media della stagione estiva si è mantenuta attorno ai 28 gradi».
C’è anche la buona sorte, a battezzare i vini fortunati: «Abbiamo avuto molto sole e un po’ di pioggia al momento giusto: ma era sempre pioggia “buona”, mai violenta». Del tutto assente la minaccia della grandine: «Non so se siamo semplicemente baciati dalla fortuna – dice Sergio – o se a funzionare siano i “cannoni” ad aria installati tra i vigneti; comunque sia, non abbiamo corso pericoli. E’ una specie di tradizione, ormai: nell’arco di 35 anni, sui nostri filari sono caduti solo pochissimi chicchi di grandine, un paio di volte, e senza mai fare disastri». Il che la sua importanza, per un’azienda che ricava ogni anno fino a 130.000 bottiglie di Arneis da circa 15 ettari (la resa si aggira sui 100 quintali per ettaro). Ancora un po’ di pazienza, dunque, e si potrà assaggiare l’attesissimo Arneis 2020, più fresco e leggero di quello degli anni precedenti: l’ennesimo esperimento, per un autentico sperimentatore come Sergio Marchisio, il primo a spumantizzare l’Arneis e il primo a vinificare in anfora il Nebbiolo, nel segno del ritorno all’assoluta genuinità della natura, lasciata esprimere in purezza.